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    Il monumento a Raffaello Sanzio

    di Maurizio Sisti

    ILLE HIC EST RAPHAËL,

    TIMUIT QUO SOSPITE VINCI

    RERUM MAGNA PARENS ET MORIENTE MORI

    «Questi è quel Raffael, cui vivo vinta esser temeo natura, e morto estinta»

    Questo l’epitaffio del cardinale Pietro Bembo (Venezia, 1470 – Roma, 1547) (Fig.1), che si trova sulla tomba di Raffaello al Pantheon di Roma (Fig. 2). La tomba è situata sotto la Madonna del Sasso, scolpita da un allievo di Raffaello molto promettente, tale Lorenzo di Lodovico di Guglielmo, conosciuto come Lorenzo Lotti, ovvero Lorenzetto (Firenze, 1490 – Roma, 1541). Sul lato sinistro è posto il busto scolpito da Pietro Paolo Naldini (Roma 1616 – 1691) su disegno di Carlo Maratta (Camerano, 1625 – Roma, 1713). Sembra che per realizzare questo busto venne riesumato il teschio, almeno quello creduto essere di Raffaello, tuttora conservato presso l’Accademia di San Luca a Roma e dal quale fu realizzato anche il calco presente oggi nella casa natale di Raffaello a Urbino (Fig. 3, 4) (1). Il 2020 sarà l’anno delle celebrazioni del cinquecentenario della morte del "nostro" amato Pittore. Anticipando di poco questo avvenimento, vorrei dare con questo scritto il mio modesto contributo ripercorrendo la storia del monumento a Lui dedicato.

    L’idea di celebrare nella città Urbino il Divin pittore è nata molto tempo fa, quando nel 1600 una delegazione della città commissionò il ritratto di Raffaello al celebre ceramista e pittore Alfonso Patanazzi (notizie dal 1580 al 1616) per appenderlo nella sala del Magistrato insieme ai ritratti degli altri illustri urbinati. Verso la metà del XVII secolo il legato pontificio Giovanni Stoppani (Milano, 1695 – Roma, 1774), allora in città come Presidente della Legazione di Urbino (1747-1754) voleva far scolpire una statua di grandi dimensioni. Il progetto rimase però solo sulla carta allorché il legato fu ordinato cardinale.

    Francesco Puccinotti in una lettera inviata da Roma al fratello in data 8 maggio 1821 gli riferisce di aver visto un modello molto ben fatto di una statua raffigurante Raffaello dell’artista Giovanni Ceccarini (Roma ca.1790 – Roma 1835), probabilmente un allievo del Canova. Puccinotti dice ancora che Ceccarini avrebbe avuto l’intenzione di realizzarlo in grandi dimensioni e proporla alla città di Urbino, ragion per cui il Puccinotti sollecitò il fratello a raccogliere i più ampi consensi nella città (2). Di questo modello ne è nota una riproduzione litografica del 1833 dello stesso autore, dedicata ai cittadini di Urbino (Fig. 4). L’impegno per realizzare l’opera dedicata a Raffaello, iniziato prima dell’Ottocento, trova maggior vigore all’inizio di quel secolo. Ne è causa la disponibilità di danaro tratto dalla imposizione straordinaria di una tassa per la costruzione di un camposanto secondo il diktat napoleonico, osteggiata però da quanti ritenevano indegno procedere alle sepolture fuori dalle chiese. Infatti nel consiglio municipale del 23 marzo del 1824 tale proposta venne rigettata. La cifra raccolta, che ammontava a 2.003,97 scudi romani (equivalenti a £ 10.661,12) [NdR - valore del 1824], poteva quindi essere impiegata in altro modo. Infatti la proposta del Gonfaloniere (Angelo Viviani) nella seduta del medesimo consiglio era quella di destinare tale somma per l’acquisto della casa natale di Raffaello e di alcune case attigue allo scopo di istituirvi una "Grande Scuola di Belle Arti", una biblioteca e porvi all’interno la statua di Raffaello realizzata da un grande scultore di Roma, [NdR - probabilmente un allievo della scuola del Canova, forse lo stesso Giovanni Ceccarini di cui sopra] il busto dell’architetto Muzio Oddi (Urbino, 1569 – Urbino, 1639), proprietario dal 27 settembre 1635 di una parte della casa ove

    nacque Raffaello, già gonfaloniere a Urbino. Fu di Muzio Oddi, tra gli altri, il merito di fermarne il completo abbandono e di collocare sulla facciata vicino all’iscrizione esistente, attribuita allo stesso Oddi, il distico del Bembo:

    NVNQVAM MORITVRVS

    EXIGVIS HISCE IN AEDIBVS

    EXIMIVS ILLE PICTOR

    RAPHAEL

    NATVS EST

    OCT. ID.APR. A.

    MCCCCLXXXIII

    VENERARE IGITVR HOSPES

    NOMEN ET GENIVM LOCI

    NE MIRERE

    LVDIT IN HVMANIS DIVINA POTENTIA REBVS

    ET SAEPE IN PARVIS

    CLAUDERE MAGNA SOLET

    Egli avrebbe voluto aggiungervi anche l’iscrizione dedicata a Donato Bramante [NdR - non realizzata]. Queste le parole del gonfaloniere Viviani durante il consiglio «…verrebbe ad emendare quella specie di nostra dimenticanza dimostrata fino ad ora verso così grande genio, saria cagione che i forestieri si movessero a visitare il luogo della nascita di lui, di che trarrebbe utile e splendore la città. E poiché la predetta somma non basterebbe se ne potrebbe procacciare un’altra ben maggiore aprendo per mezzo di un programma un’associazione in Italia e fra tutte le nazioni civili…» (3 - 5).

    La deputazione istituita dal consiglio comunale a tale scopo, non assolse ai suoi compiti, ragion per cui l’iniziativa dell’acquisto della casa venne rimandata.

    Nel 1828 Curzio Corboli Aquilini e Don Basilio Grifoni, proposero di aprire una lotteria nazionale [NdR - una sottoscrizione] per la raccolta di fondi da destinare alla costruzione di un monumento a Raffaello anche in considerazione del fatto che era imminente la pubblicazione del libro di Luigi Pungileoni (storico dell’arte e appartenete ai frati minori conventuali che prima di trasferirsi a Roma aveva dimorato per lunghi anni presso il convento di S. Francesco di Urbino) su Raffaello (5), per i tipi della Cappella del SS Sacramento di Urbino, il quale si era proposto di contribuire con parte del ricavato dalla vendita del suo libro alle spese per il monumento, «… un’associazione a tal libro con un manifesto sull’andare di quelli ch’erano di recente venuti fuori in Roma per Torquato Tasso, in Venezia per Antonio Canova, e col porre il prezzo a quattro o cinque paoli più che non varrebbe...». Il consiglio municipale nella seduta del 1° aprile 1828 diede mandato a quattro deputati, il conte Giacomo Ubaldini, il dottor Francesco Giovannini, il cav. Francesco Maria Depraetis e il prof. Luigi Ioni di studiare e organizzare la raccolta dei fondi. Con il consiglio del 22 luglio 1828, tuttavia, si stabilì che il progetto di realizzare il monumento a causa delle spese insostenibili non poteva essere compiuto. Stando così le cose lo stesso Pungileoni, nonostante le insistenze del Corboli e di Grifoni, ritirò la sua offerta (6 - 8). Questi non si dettero per vinti e per la realizzazione del monumento contattarono Thorwaldsen (Copenaghen 1770 – 1844), un allievo del Canova, che si dimostrò ben lieto di eseguire l’opera anche a titolo gratuito. Il consiglio, ringraziando l’artista per la generosa offerta, data la scarsa disponibilità finanziaria, non poté comunque prendere una decisione al riguardo e tutto fu rimandato a tempi migliori.

    Nel 1847, quindi dopo 19 anni da questi avvenimenti, quando sembrava ormai persa ogni speranza di poter avere in città un monumento dedicato all’artista, fu terminata la statua di Raffaello commissionata, a proprie spese, da Corboli e fatta realizzare da Carlo Finelli (Carrara, 1782 – Roma, 1853) (Fig. 5) un artista della schiera del Canova (9, 10). Il 15 settembre del 1847 l’opera in marmo di Carrara (Fig. 6), donata al Comune, fece trionfalmente il suo ingresso a Urbino dalla ex-porta di Belisario, nei pressi del baluardo di S. Polo, dopo che ad accogliere il carro a distanza di un miglio da Urbino fu mandata una delegazione di nobili, che avvolsero la statua con un drappo di seta su cui a caratteri d’oro vi era impresso l’inizio del distico del Bembo:

    ILLE HIC EST RAPHAEL

    Dopo aver attraversato la piazza nella quale era presente lo stesso artista Finelli, il carro passò sotto il palazzo Corboli e giunse al Duomo, al cui interno nella navata laterale di sinistra venne collocata la statua, dove si trova tuttora. Le spese così come annotate dal Corboli ammontarono a «scudi romani 2.022,54, equivalenti a £ 10.760 [n.d.r.: del 1847] e furono ripartite nel seguente modo: prezzo per la statua di Raffaello scudi romani 1.600; mancia al P. [NdR - Parroco?] 8; cassa per la statua 20; piedistallo, accessori ecc. 200; spese pel monumento, cibarie degli scultori, trasporto da Bartolomei per mio conto in Urbino scudi 194,54» (11 - 13). Un’altra opera presente in città e dedicata all’insigne pittore fu commissionata in occasione dell’inaugurazione del teatro Sanzio avvenuta nel 1853. Si tratta del busto marmoreo fatto scolpire da Finelli che sarebbe stato collocato, sebbene incompiuto in conseguenza della morte dello scultore avvenuta lo stesso anno, nell’atrio del teatro insieme al busto marmoreo del Bramante scolpito dall’artista urbinate Giambattista Pericoli nel 1850. Egli dal 1865 fu membro della Commissione per la conservazione dei monumenti storici e letterari e degli oggetti d’arte di antichità e di belle arti delle Marche e primo direttore dell’Istituto di Belle Arti di Urbino) (14) (15, 16).

    Già dal 1840, o probabilmente prima

    di tale data, si ha notizia circa un progetto dello scultore Pericoli e del geometra Crescentino Basili, rimasto solo sulla carta, per l’edificazione di un tempio sullo stile del Pantheon raffigurato nello Sposalizio della Vergine (museo di Brera) nel quale, insieme a una statua di Raffaello collocata al centro, avrebbero trovato sede, in posizione periferica, quelle [NdR - forse i busti] dei personaggi illustri di Urbino. Allo scopo furono individuati due luoghi dove edificare l’opera; uno nei pressi e fuori del bastione Belisario (Porta Nuova, vicino all’allora Barriera Margherita) mentre l’altro nel Monte delle Vigne (17). «Essi disegnarono un rettilineo stradale che dalla casa delle sorelle De-Praetis (ora Maggioli) in Contrada Raffaello doveva arrivare fino al trivio dei Cappuccini, attraversando Case, Orti e Prati, sopra la chiesa di S. Giuseppe fino alle mura civiche, e di là, percorrendo il versante delle vigne, a levante, fino al nominato trivio; per poi in luogo adatto formarci una grande Piazza sostenuta da torrette o baluardi con dei grossi muri intermedi. Nel centro poi di questa Piazza erigervi quel Tempio che Raffaello ancor ventenne dipingeva in Perugia nel Quadro – Lo sposalizio della Vergine – Tempio in mirabile prospettiva tirato, che bello sarebbe vedere sui colli d’Urbino a gloria del Grande che dopo quattro secoli non vi ha un Monumento. Al quale effetto vorrebbe il Basili che questo suo stesso disegno fosse serbato a durevole ricordanza, finché i Posteri, più fortunati, abbiano il potere di metterlo in esecuzione. Urbino 5. Febbraio 1874 C. Basili Geom. Autore» (17)

    [NdR - in questo contesto si parla dell’opera modellata dal Pericoli, che come ci viene riferito allora si conservava nella sala delle premiazioni dell’Università].

    Probabilmente questo progetto è lo stesso riproposto dopo la morte di Pericoli nel 1869 da Crescentino Basili e rimasto tuttavia solo sulla carta (Fig. 6, 7). Altri particolari descrivono il piazzale, da collocarsi sul colle delle Vigne chiamato allora Croce dei Cappuccini a ridosso della fortezza Albornoz, in forma ottagonale con una superficie maggiore di quella del piazzale Mercatale collegato con un corso in piano e rettilineo tra la via Barocci e la via S. Margherita. Il corso avrebbe fiancheggiato l’oratorio di S. Giovanni Battista per poi intersecare la via Raffaello all’altezza della cosiddetta locanda Stella (già casa delle sorelle De-Preatis, cfr. sopra) e finire con una esedra posta nell’attuale piazza S. Francesco (piazzetta delle Erbe). Il corso sarebbe stato delimitato sia nella parte destra che sinistra da dodici palazzi uguali e provvisti di porticato, così come appare nel progetto. Probabilmente, da come si intuisce in Fig. 6, i palazzi sarebbero stati in totale dodici, quindi sei per lato. Al centro del piazzale doveva essere collocato il tempietto simile a quello dello "Sposalizio" con dodici arcate nella cui parte interna sarebbero stati collocati dei mosaici rappresentanti le opere di Raffaello, dallo "Sposalizio" alla "Trasfigurazione". Evidentemente nel tempo era stata abbandonata l’idea di porre nel tempietto le statue o i busti dei personaggi illustri di Urbino a favore dei mosaici. Al centro del tempietto doveva essere collocata la sta

    tua di Raffaello, probabilmente quella fatta realizzare da Corboli allo scultore Finelli nel 1847. Tutti questi particolari sono riportati direttamente sul progetto cartaceo datato 7 settembre 1869:

    «Planimetro originale pel Monumento a Raffaello di quella parte della Città di Urbino, dove fin dal 1840 si era ideato da alcuni cittadini di attivare un Rettilineo Stradale, che dalla locanda Stella doveva far fine alla Croce dei Cappuccini (per poi adatato (sic!) luogo su quella) erigervi il grandioso Monumento, che il medesimo ha dipinto nel quadro Lo Sposalizio di Maria in età di 18 anni in Città di Castello. Primo nell’anno 1504. Il Divino Raffaello dipinse, anzi ideò questo magnifico Panteon, che noi Urbinati superbi per havere (sic!) trovato un luogo adatto alla sua grande idea di collocamento come al A (sic!), attorniato da mura sostenuto da 8 torrette come al B formando una cinta di mura della lunghezza di metri 244 circa non compresi le 8 Torrette, ed un corso di metri 222 con 12 Palazzi eguali con porticato tanto a destra, che a sinistra. Memorandum alle future Generazioni. I° Erigere il suo Panteon. II° Collocare nelle 12 arcate interne i suoi 12 quadri in mosaico, dal primo, cioè lo sposalizio, al ultim (sic!) la trasfigurazione primo quadro del Mondo. III° Poi inalzare (sic!) la sua statua al centro del Panteon su di un magnifico piedistallo, e che rivolta la testa e la mano destra verso la Trasfigurazione debba dire con modo espressivo alli ammiratori. Questo fu l’ultimo mio lavoro. Il Geometra Crescentino Basili da Urbino Progettista offre per ricordo al Sig. don Francesco Valenti Tenero delle Cose Patrie questo lavoro.» (18 - 20).

    Le richieste per la realizzazione del monumento continuarono costantemente negli anni successivi a questi avvenimenti tanto che, in un consiglio comunale del 23 marzo 1865, si fecero particolarmente pressanti allorché il comitato cittadino venne rappresentato dal conte Pompeo Gherardi. Qualche anno dopo (1869) egli fondò l’Accademia Raffaello con sede allora nel palazzo Ducale e il 6 aprile 1873, grazie ai fondi raccolti con una pubblica sottoscrizione e al cospicuo contributo del nobile londinese John Morris Moore (1811 – 1885) (Fig. 8), acquistò la casa natale di Raffaello, dove fu poi trasferita la sede della Accademia (6). L’Accademia Raffaello di Urbino fu insignita del titolo di "Regia" con Decreto Reale del 23 gennaio 1872 e dichiarata ente morale il 16 febbraio 1873 (19).

    In seguito a queste sollecitazioni il 2 marzo 1865 il consiglio municipale decise di prendere a cuore l’iniziativa per la realizzazione del monumento a Raffaello e nella seduta successiva del 14 maggio 1865 decise di aprire una sottoscrizione per raccogliere i fondi necessari ma che, come previsto, non furono sufficienti. Nel 1868 la giunta si unì a un altro comitato sotto il Patronato del Principe di Piemonte [NdR - Umberto I di Savoia] pel Monumento a Raffaello; le offerte sono all’inizio copiose, ma subito si riducono notevolmente fino a cessare completamente. Il 4 luglio 1877 muore il conte Gherardi, Presidente del comitato esecutivo per la raccolta dei fondi e nel 1878 assume questa carica il prof. Giuseppe Fiocchi Nicolai, che attende alle pratiche per far conservare a Umberto I il patronato, benché divenuto Re d’Italia dopo la morte del padre Vittorio Emanuele II. Alcuni tragici avvenimenti succedutisi in quegli anni avevano distratto l’attenzione della raccolta di denaro verso cause più pressanti o scoraggiato la gente a causa delle molteplici altre sottoscrizioni aperte in Urbino, come quella per far fronte alle spese in occasione dei festeggiamenti raffaelleschi del 1870, quella relativa all’acquisto della casa natia di Raffaello (1871-1872) e quella per il suo restauro (1873), cosicché ancora una volta non si poté raccogliere la cifra necessaria per realizzare il monumento (20).

    Fino il 1877 la cifra raccolta ammontava a £ 9.308,36. In seguito a una forte spinta pubblicitaria rivolta a 69 provincie, 3.000 comuni, 2.200 istituti d’istruzione, 2.500 società di mutuo soccorso, 900 istituti di credito e a privati, nonostante non fossero stati molti a elargire un contributo - per esempio solo 21 furono le province e 152 i comuni che collaborarono - la somma raccolta dal comitato raggiunse un totale di £ 22.456,30, purtroppo ancora insufficiente per la realizzazione del monumento (20).

    Molte e costanti erano anche le critiche mosse sulla lentezza dei lavori dal comitato istituito appositamente per lo studio del progetto sebbene, già prima del 1882, fosse stata richiesta al Governo l’istituzione di una pubblica lotteria al fine di ricavare i proventi sia per l’edificazione del tempio che della statua da collocare all’interno [NdR - evidentemente un’altra rispetto a quella del Finelli]. Il programma pareva prevedesse che la prima pietra del monumento sarebbe stata posta il 28 marzo 1883, giorno del quattrocentesimo anniversario della nascita di Raffaello. Il resto dei proventi sarebbe stato destinato alla promozione del culto delle Belle Arti nella città e alla realizzazione di riproduzioni dei quadri di Raffaello [n.d.r.: la città di Urbino allora non possedeva alcuna opera originale dell’artista] per l’allestimento di una galleria. Il governo tuttavia non concedette il permesso (21).

    Comunque, a fronte di queste difficoltà, le sollecitazioni durarono fino al 1882 finché l’Accademia non bandì un concorso per la realizzazione dell’opera, al quale parteciparono vari artisti con 41 lavori preparatori esposti il 29 marzo 1883 nel Palazzo Ducale in occasione delle celebrazioni per il quarto centenario della nascita di Raffaello. La commissione composta dagli architetti Camillo Boito e Raffaele Faccioli, dagli scultori Pio Fedi e Salvino Salvini e dal pittore Gerolamo Induno, dopo aver selezionato la triade dei possibili vincitori, che erano Luigi Belli (Torino, 1848 – 1919) (Fig. 9), Urbano Lucchesi e Giorgio Kiss, affidò l’esecuzione dell’opera al torinese Belli (22).

    Nel frattempo la sottoscrizione proseguiva giungendo a raccogliere pazientemente, fino a circa due anni prima della inaugurazione del monumento, la somma di circa 100.000 lire. A questa raccolta parteciparono, tra gli altri, la Casa Reale (5.000 lire), il Regio Governo (30.000 lire), il Ministero della Pubblica Istruzione (3.000 lire), la provincia di Pesaro e Urbino (10.000 lire) e il comune di Urbino

    (20.000 lire) (23).

    A Belli, allievo di Odoardo Tabacchi (Odoardo Tabacchi, Valganna, 1831 – Milano, 1905), occorsero circa dieci anni per il completamento dell’opera; il 18 giugno 1894 finalmente si pose la prima pietra del suo basamento nella piazza duca Federico, antistante il palazzo Ducale, alla presenza delle autorità tra cui l’illustre scienziato Francesco Puccinotti la cui figlia collocò sotto la prima pietra, con incisa la data dell’evento, un tubo di piombo contenente una pergamena vergata per l’occasione e delle monete d’uso corrente. Il 9 luglio 1894 si riunì a Torino sotto la presidenza del conte di Sambuy (Ernesto Balbo Bertone di Sambuy, Vienna, 1837 – Torino, 1909), direttore dell’accademia Albertina, la commissione incaricata del collaudo della fusione in bronzo della statua di Raffaello e delle altre due statue allegoriche. La commissione unanimemente espresse parere favorevole lodando l’opera del Belli. Nel frattempo giunsero a Urbino da Baveno, sulla sponda piemontese del lago Maggiore (VCO), le lastre in granito rosso che avrebbero formato la scalinata.

    La scelta della piazza dove collocare il monumento era già stata per così dire anticipata ai cittadini già fin dal 1850 quando Francesco Serafini, un artista urbinate, dipinse il comodino del teatro Sanzio (il sipario posto all’interno del palcoscenico) con una veduta del monumento posto proprio sulla piazza Duca Federico (18).

    Finalmente il 28 novembre 1894 alle ore 16:30, annunciato dagli spari dalla fortezza Albornoz e dal Concerto Cittadino, giungevano in città i carri con le statue in bronzo per il monumento alla presenza anche di Luigi Belli. Si ripeteva quanto accaduto quarantasette anni prima per i festeggiamenti in occasione dell’ingresso a Urbino della statua di Raffaello di Finelli donata da Corboli e, nel 1870, del calco del cranio [NdR - presunto] di Raffaello donato dall’Accademia Nazionale di San Luca di Roma. (24).

    Il monumento alto circa 11 metri [NdR - comprendendo la statua in bronzo e il piedistallo in marmo con esclusione della scalinata], dei quali 3,84 metri occupati dalla statua, è collocato sopra un basamento a gradinata in granito rosso di Baveno largo 7,80 metri nella parte frontale e profondo 6,30 metri poggiante su un altro basamento degradante in mattoni. Lo zoccolo di base alla statua è decorato con lesene e candelabre e porta in fronte e sul retro due gruppi di putti simboleggianti la pittura e l’architettura e due bassorilievi, rappresentanti rispettivamente Raffaello alla corte papale di Leone X con i cardinali Giulio de’ Medici e il cardinale Francesco Maria Bourbon del Monte Santa Maria e lo stesso Raffaello che sopraintende alla costruzione delle logge dopo la morte del Bramante, che ne era l’architetto. Agli altri fianchi dello zoccolo sono poste due statue bronzee rappresentanti il Genio dell’arte e la Rinascenza e intorno, nel fregio decorato con festoni d’alloro, sono riconoscibili gli stemmi delle città che hanno visto all’opera Raffaello: Urbino, Perugia, Firenze, Siena e Roma. Alla base sono incastonati otto medaglioni raffiguranti Donato Bramante, Timoteo Viti, Pietro Perugino, Giovanni da Udine, Pierin del Vaga, Francesco Penni [NdR - allievo di Raffaello], Giulio Romano e Marcantonio Raimondi [n.d.r.: celebrato incisore del Rinascimento che ha lavorato molto su disegni di Raffaello]. La statua in bronzo di Raffaello e i medaglioni sempre in bronzo vennero fusi dalla rinomata fonderia Casa Mazzola di Valduggia (VC), mentre tutto il resto in marmo di Carrara eccezion fatta per i gradini, fu scolpito direttamente da Luigi Belli e Antonio Quirico, probabilmente un allievo del Belli (6, 25).

    A completare l’opera venne posta intorno al basamento più grande, una balaustra in marmo realizzata da Diomede Catalucci, decoratore e insegnante presso l’Istituto di Belle Arti, lo stesso che nel 1908 realizzo la fontana di piazza VIII Settembre (ora della Repubblica) per festeggiare l’arrivo dell’acqua potabile a Urbino (26 – 28) (Fig. 10).

    Dagli atti del Comitato cittadino per i festeggiamenti per l’inaugurazione del monumento a Raffaello si apprende che il consiglio comunale decise di istituire delle commissioni di responsabili suddivise in cinque rioni; «1° rione: Corso Garibaldi, Via Mazzini e Via S. Giovanni; 2° Rione: Via Raffaello. S. Margherita, Bramante e adiacenze; 3° Rione: Via S. Andrea, Lavagine e adiacenze fino a S. Bartolomeo (S. Bartolo); 4° Rione: Via Puccinotti ed adiacenze, Via Veterani e S. Domenico; 5° Rione: Via della Torre, S. Bartolomeo, Santa Chiara, Aurelio Saffi e Cafante») (27).

    Il 10 giugno 1897 la Casa Reale accordò l’udienza chiesta dal sindaco di Urbino Cav. Nicolai, giunto a Roma per porgere personalmente l’invito all’imminente inaugurazione del monumento. In quella occasione al comitato promotore la Casa Reale donò come detto precedentemente la somma di lire 5.000. In un lungo articolo pubblicato sul Corriere Metaurense una settimana dopo l’inaugurazione è descritto minuziosamente il programma per i festeggiamenti e l’aspetto della città che si apprestava a ricevere tutte le autorità. (29, 30).

    Il 22 luglio 1897 la giunta municipale composta da Giuseppe Fiocchi Nicolai (sindaco) e dagli assessori: Federico Coen, Vittorio Rondini Ligi, Luigi Vivarelli, Antonio Nardini, Pompeo Natalucci, Federico Mici e il segretario capo Curzio Casini emetteva il comunicato ufficiale (5 agosto 1897) per la solenne cerimonia in occasione dell’inaugurazione del monumento dedicato a Raffaello, che si sarebbe tenuta il 22 agosto. Questo il programma:

    «18 agosto – Riapertura del teatro Sanzio, restaurato nelle decorazioni, con rappresentazione dell’opera La Bohème di Puccini e illuminazione elettrica del teatro e delle principali vie. 19 e 21 agosto - Servizio di bande musicali nelle piazze. Illuminazione elettrica e rappresentazione in teatro. 22 agosto – Ore antimeridiane - Riunione e corteo delle rappresentanze e delle associazioni per accedere alla piazza Duca Federico. Inaugurazione solenne del monumento a Raffaello. Ore pomeridiane - Apertura dell’Esposizione Internazionale Raffaellesca (31, 32). Illuminazione fantastica  dellepiazze e delle

    vie della città. Bande musicali. Serata di gala al teatro Sanzio; 23 agosto – Ore antimeridiane. Solenne tornata della Regia Accademia Raffaello nella gran sala del palazzo Ducale. Esecuzione dell’inno musicato da Lauro Rossi, su parole di Vincenzo Romani, per il IV centenario della nascita di Raffaello. Visita alla casa natale del sommo pittore. Ore pomeridiane. Bande musicali. Illuminazione elettrica. Accensione dei fuochi artificiali.

    29 agosto - Ore antimeridiane. Convegno del Touring Club Ciclistico: Consolato delle Marche. Ore pomeridiane. Estrazione di una tombola per pubblica beneficienza. Bande musicali. Fuochi artificiali. Serata d’onore al teatro Sanzio dedicata ai ciclisti.

    5 settembre – Festa della Società Operaia. Estrazione di una tombola per pubblica beneficienza. Bande musicali. Illuminazione fantastica. Innalzamento di aerostati e fuochi d’artificio. Rappresentazione al teatro Sanzio».

    Il 1° agosto 1897 il prefetto di Pesaro comunicava con rammarico, tramite un telegramma, al sindaco di Urbino che a presiedere all’inaugurazione non ci sarebbe stato né il Re né qualcuno della casa reale, rappresentata invece dal Ministro della Pubblica Istruzione Emanuele Gianturco.

    Come si è visto fra le numerose iniziative prese per i festeggiamenti non poteva mancare un’esposizione internazionale allestita con le opere, naturalmente non originali, di Raffaello [NdR - presentate probabilmente al palazzo Ducale] cronologicamente divise in sette sezioni comprendenti i lavori ad olio ripresi dagli originali di Raffaello, quelli fatti sulle opere a lui attribuite, le copie ad acquarello, a pastello e a disegno, le copie a incisione, la sezione dedicata alle fotografie e una alle opere d’arte e di letteratura attinente alla vita ed ai lavori dell’artista. L’apertura dell’esposizione era prevista nelle ore pomeridiane del giorno 22 agosto dopo l’inaugurazione del monumento (33 - 35).

    Il calendario dei programmi venne rispettato e l’inaugurazione dell’opera finita avvenne il 22 agosto 1897 alla presenza delle massime autorità dello stato e del Ministro della Pubblica Istruzione il commendator Emanuele Gianturco, in rappresentanza del re Umberto I e della regina Margherita di Savoia. Presenti all’inaugurazione erano tra gli altri John Morris Moore, lo stesso di Luigi Belli e Ettore Ximenes (Palermo, 11 aprile 1855 – Roma 20 dicembre 1826), lo scultore che tra le altre opere aveva realizzato nel 1891 per la città di Pesaro il monumento a Garibaldi (36) (Fig. 10). Il compenso che il Belli ricevette per realizzare il monumento fu di lire 86.700, spesa questa totalmente coperta con il ricavato proveniente dalla sottoscrizione pubblica che nel 1895 ammontavano a lire 94.201,50, mentre il Comune affrontò a proprie spese con circa lire 14.000 la realizzazione delle fondazioni, il trasporto del monumento e la messa in opera. Ben poco rimaneva al Comitato centrale per il monumento a Raffaello, che sollecitò il Consiglio comunale a far fronte alle spese richieste per la indispensabile realizzazione della balaustra di Catalucci, spesa preventivata in lire 5.000 e che avrebbe completato l’opera (Cronaca cittadina – Consiglio comunale (37).

    Cinquanta anni dopo questi avvenimenti, nel 1947, il monumento originariamente collocato in Piazza Duca Federico (Fig. 10) fu trasferito nella attuale sede di Pian del Monte (Piazzale Roma) (Fig. 11) dietro consiglio del soprintendente Pasquale Rotondi e altri personaggi della cultura locale, tra cui il prof. Francesco Carnevali che, nonostante le critiche, restituirono l’aspetto originario della piazza Duca Federico, trovando al contempo una degna collocazione per il monumento e la balaustra in marmo che si affaccia sul panorama in direzione di Carpegna, S. Marino e del mare Adriatico.

    Per concludere questa ricostruzione delle vicende che hanno portato alla realizzazione del monumento situato nei giardini pubblici di Pian del Monte si può aggiungere che Raffaello non è "solo", ma in compagnia di quattordici busti dei personaggi che hanno dato lustro alla città di Urbino. Iniziando dal lato destro e guardando frontalmente il monumento si riconoscono: Giovanni Pascoli, Francesco Puccinotti, Giusto di Gand, Polidoro Virgili, Federico Barocci, Federico Brandani, Raffaello Fabretti, Torquato Tasso, Francesco di Giorgio Martini, Gerolamo Genga, Donato Bramante, Giovanni Santi, Paolo Volponi e Piero della Francesca .

     

     

     

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